Comuni rinnovabili (Documentazione Nazionale)

Nella sua XVII edizione, il Rapporto di Legambiente, si sofferma e rafforza l’azione di Legambiente di denuncia sul blocco delle fonti rinnovabili. Appena 3,4 GW di nuovo installato per il 2022, che rappresentano sicuramente un passo avanti rispetto agli anni passati, ma ben lontani dalla media annuale che dovremmo tenere per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030.
Prendendo la media delle installazioni degli ultimi 3 anni, nel 2030 riusciremo a raggiungere solo il 25% degli obiettivi climatici in tema di sviluppo delle fonti rinnovabili, raggiungendo l’obiettivo di 85 GW di nuova capacità non prima di 40 anni. Un tempo infinito per rispondere alla crisi climatica e a quella sociale.
Lo sviluppo di nuova potenza da fonti rinnovabili nell’euro zona, dal 2019 al 2021, ha visto un incremento medio del 13,9% con il protagonismo di Paesi come la Polonia, Paesi Bassi, Cipro che hanno fatto registrare aumento di oltre il 50% nel triennio di riferimento.

LA QUESTIONE DEI VINCOLO NORMATIVI: UN FALSO PROBLEMA
Il Rapporto poi afferma che è necessario, come primo passo da fare per rispondere alle sopra citate criticità, quello di ripartire subito con una normativa adeguata. Le Linee Guida ferme al 2010 e gli interventi normativi frammentati non bastano più. Serve un riordino dello strumento giuridico, un aggiornamento e un adeguamento rispetto alla sfida energetica, climatica e sociale che abbiamo davanti. Un lavoro congiunto tra MASE, Ministero delle imprese e del Made in Italy e Ministero della Cultura con l’obiettivo di pubblicare un Testo Unico che semplifichi gli iter di autorizzazione degli impianti, definisca in modo univoco ruoli e competenze dei vari organi dello Stato, dia tempi certi alle procedure e che sia in grado di rispondere al nuovo scenario energetico che dovrà evolvere verso la configurazione di nuovi paesaggi energetici.
Qui si riproduce un errore gravissimo da parte di questa associazione ambientalista perché il vero problema non è la semplificazione della normativa ma semmai la corretta ripartizione delle competenze istituzionali strettamente legata all’efficientamento delle professionalità all’interno delle autorità competenti. Solo così si potranno autorizzare gli impianti velocemente ma senza produrre danni all’ambiente. Invece ad oggi si continua a pensare che il problema sia quello di semplificare, tagliare le procedure, derogare alle norme ambientali più rigorose (VIA- VAS, VINCA- Paesaggio). Su questo in questi anni si è fatto anche troppo e i risultati sono davanti a tutti noi.
Se un progetto resta fermo nei cassetti di un ministero per 5 o addirittura 10 anni la normativa non c’entra niente, semmai c’entra la gestione amministrativa dei procedimenti, e non saranno ulteriori deroghe a risolvere il problema. Solo quindi una visione miope può non riconoscere tutto questo.
La quantità di progetti di fonti rinnovabili fermi anche solo al Ministero dell’Ambiente, nonostante tutte le riforme semplificatorie e acceleratorie in materia, dimostra che il problema non sta in ulteriori semplificazioni ma semmai nel modello di organizzazione del processo decisionale e nella cultura burocratica degli uffici competenti unita spesso alla inadeguatezza quantitativa degli stessi.
Non solo ma questa frenesia semplificatoria con la scusa della transizione alle rinnovabili sta nascondendo l’attacco pesantissimo alle norme ambientali anche per un lungo elenco di progetti che con le rinnovabili e la strombazzata transizione ecologica non hanno nulla a che fare ().

TESTO RAPPORTO COMUNI RINNOVABILI:

https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2023/06/Comuni-Rinnovabili-2023.pdf

Osservatorio NewsAmbiente

Osservatorio NewsAmbiente è la rubrica di giurisprudenza ambientale a cura del dott. Marco Grondacci: con cadenza settimanale la Fondazione pubblica novità legislative nazionali ed europee che toccano temi come la gestione delle risorse e dei rifiuti, l'energia e l'inquinamento.
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