L’impatto globale della produzione di materie prime critiche sul settore fotovoltaico (Dcoumentazione Nazionale)

La Newsletter del Gestore Mercati Energetici di giugno tratta il tema del rapporto tra sviluppo del fotovoltaico e utilizzo materie prima critiche necessario per fabbricare gli impianti a energia solare e non solo.
Secondo il Rapporto allegato alla Newsletter le cinque tecnologie pulite prese in considerazione dall’ Agenzia Internazionale per l’Energia, quattro paesi nel mondo, con l’aggiunta dell’UE, rappresentano circa l’80-90% dell’intera capacità manifatturiera disponibile nei differenti segmenti della filiera.
Come risulta dal Grafico riportato a pagina 26 della Newsletter sul solare fotovoltaico la fa da padrone la Cina. Secondo stime recenti, nel 2023 la Cina allaccerà una percentuale tra il 27% e il 45% dell’intera capacità installata al mondo di fotovoltaico ().
Da notare è anche il fatto che il potenziale del settore fotovoltaico in Cina rimane assai diversificato sul territorio del paese e che, mediamente, esso rimanga inferiore rispetto a quello di altre nazioni asiatiche. Questo dimostra che le aziende cinesi hanno delocalizzato la produzione degli impianti sfruttando anche agevolazioni e basso costo manodopera di Paesi del sud est asiatico.
Il EU Green Deal Industrial Plan (GDIP) e il Net Zero Industry Act (NZIA), approvati a febbraio e marzo 2023, indicano il solare tra le tecnologie verdi necessarie alla transizione e per cui occorre rinforzare le capacità manifatturiere europee. In particolare, il NZIA intende portare la produzione interna a ricoprire il 40% della capacità messa a terra annualmente entro il 2030, contrastando così una dipendenza massiva dalle importazioni dalla Cina.

PROTEZIONISMO E MATERIE PRIME CRITICHE (MPC): LA RICETTA DEI CINQUE MATERIALI ESSENZIALI PER IL SETTORE SOLARE
La costruzione e assemblaggio dei pannelli solari, la loro installazione sul territorio e nei plessi residenziali ed industriali, oltre che al loro collegamento con le reti elettriche, necessita di 16 MPC. In particolare, la disponibilità di otto di esse (alluminio, rame, indio, piombo, molibdeno, nickel, argento, zinco) e la stabilità dei mercati annessi, avrà un’influenza preponderante sulle capacità delle grandi potenze di supportare politiche e strategie energetiche che risolvano l’annoso trilemma energia-clima-relazioni internazionali.

Europa
Il CRMA () cita esplicitamente soltanto rame e nickel tra le materie prime strategiche. Riferimenti diretti ad alluminio, indio e argento esistono in documenti alternativi riconducibili all’UE26 ma è singolare la loro assenza in una strategia che intende definire quali siano i materiali fondamentali alla transizione europea, tenendo conto dei criteri di domanda attuale e di quella attesa.
Sul lato dell’offerta, la scarsa produzione interna di diverse MPC è a rischio anche per via delle tensioni internazionali con la Russia, esportatrice di alluminio, argento, rame e nickel. Allo stesso modo, il contesto macro di riferimento, con un’incertezza profonda dei mercati globali e soprattutto di rallentamento delle attività industriali in Europa, ha favorito il deprezzamento di un proxy alla crescita globale come il rame28. Paradossalmente, una crescita debole dell’Europa contiene i prezzi delle stesse MPC utili alla transizione, ma rischia di affossare gli investimenti per la stessa industria
Sinora, però, più che un approccio comunitario e allargato ai 27 stati membri, spiccano le iniziative intraprese dai singoli esecutivi europei.

Stati Uniti
La lista dei 50 MPC strategici presentata dallo U.S. Geological Survey, organismo del governo degli Stati Uniti, cita 43 materie prime per cui la dipendenza dalle importazioni eccede il 50% del fabbisogno totale del paese. A differenza dell’UE, rilevante è la presenza nella lista di pressoché ogni materia prima necessaria alla produzione di pannelli solari. Fatto che indica una certa robustezza delle catene di valore americane nel settore è anche la ricognizione della produzione di rame, zinco e molibdeno che equivalgono, in termini monetari, a poco meno del 50% dell’intera produzione americana di metalli critici.
Nello specifico, ciò che maggiormente allarma i policymakers americani è che 26 di queste MPC provengano dalla Cina, rendendo questo tema una delle chiavi di lettura più significative del dualismo sino-americano nel ventunesimo secolo ().
Soltanto nel 2022, compagnie americane ed estere, attratte dall’andamento della domanda interna e dai corposi sussidi messi a disposizione da IRA, hanno annunciato investimenti più alti che nella decade precedente36. Un segno che marca un potenziale riavvio di un’industria chiave per la transizione statunitense.

Repubblica Popolare Cinese
L’ultima lista, del 2021, elenca 48 MPC e tutti gli 8 elementi necessari alla fabbricazione di PV sono inclusi nella lista (l’alluminio è incluso sotto forma di bauxite, la principale fonte mineraria per la sua produzione).
La Cina rimane dipendente dalle importazioni di molti dei MPC che vengono lavorati e raffinati successivamente nel paese, dove risiede la vera forza dell’industria verde di Pechino. I principali attori della filiera nazionale hanno così annunciato nuovi investimenti estrattivi nel lungo periodo, sulla scia dell’invito delle più alte cariche dello Stato a facilitare la commistione tra soggetti pubblici e privati nell’industria ().

TESTO NEWSLETTER GME:

https://www.mercatoelettrico.org/newsletter/20230615Newsletter.pdf

Osservatorio NewsAmbiente

Osservatorio NewsAmbiente è la rubrica di giurisprudenza ambientale a cura del dott. Marco Grondacci: con cadenza settimanale la Fondazione pubblica novità legislative nazionali ed europee che toccano temi come la gestione delle risorse e dei rifiuti, l'energia e l'inquinamento.
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