Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla Relazione () della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Stato dell’Unione dell’energia 2022 a norma del regolamento (UE) 2018/1999 sulla governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima.
UN SISTEMA ENERGETICO SU 100% DI FONTI RINNOVABILI È ANCORA LONTANO
Secondo il Parere la risposta ideale allo shock negli approvvigionamenti generato dall’aggressione russa contro l’Ucraina, nonché la risposta più in linea con gli obiettivi strategici dell’Unione dell’energia, sarebbe quella di un sistema energetico basato al 100 % su energie pulite di provenienza interna. Siamo consapevoli del fatto che vi è disaccordo quanto alla possibilità concreta di raggiungere tale obiettivo. Ma è indubbio che, nello scenario previsto, un siffatto sistema energetico procurerebbe un vantaggio essenziale in termini di autonomia assoluta ed elevata resilienza. Una volta rifinanziata, questa spesa in conto capitale per investire in impianti di energia rinnovabile, tecnologie intelligenti, trasporti puliti ed efficienza energetica offrirebbe al consumatore finale l’energia economicamente più accessibile, rafforzando nel contempo le economie locali e regionali e creando un maggior numero di posti di lavoro rispetto al vecchio sistema. Tutti questi benefici sono chiaramente descritti nei rispettivi considerando del pacchetto «Energia pulita». Sebbene le energie rinnovabili abbiano teoricamente il potenziale per garantire l’autonomia energetica in termini operativi, occorre comunque assicurarsi che l’intero ecosistema, compreso il materiale per gli stessi impianti di energia rinnovabile, consenta la produzione locale. E la relazione in esame mostra che il sistema energetico europeo è ancora lontano dal conseguimento di tale obiettivo.
AUTONOMIA ENERGETICA ASSOLUTA O STRATEGICA PER LA UE
La situazione sopra descritta impone quindi di effettuare una distinzione: se l’autonomia assoluta non è raggiungibile, allora l’UE dovrà conseguire un’autonomia strategica. Sennonché prefiggersi questo traguardo presupporrebbe l’aver stabilito in che misura le importazioni di energia rimangano inevitabili in futuro e ciò che questo significhi per la vulnerabilità e/o la resilienza del sistema energetico europeo, mentre al riguardo la relazione in esame non fornisce alcuna risposta, e nessuna indicazione in tal senso si ricava dagli altri documenti strategici della Commissione.
CALCOLARE IL CONTRIBUTO DELLE FONTI RINNOVABILI DAL LOCALE
Per rispondere alla domanda di cui sopra è necessario calcolare il contributo delle energie rinnovabili — anche attraverso lo stoccaggio di energia elettrica, la gestione della domanda e altre opzioni di flessibilità — al soddisfacimento della domanda nei settori dell’energia elettrica, del riscaldamento e dei trasporti: il cosiddetto credito di potenza, ossia la quota della potenza installata di una centrale elettrica utilizzabile in un determinato momento. Poiché le energie rinnovabili sono energie distribuite, è perfettamente logico iniziare questa valutazione nel luogo in cui vengono generate. Seguendo questo approccio, il primo credito di potenza dovrebbe essere valutato a livello locale (ad esempio a livello di quartiere) ed esprimerebbe il contributo ottenibile dai prosumatori, dalle comunità produttrici/consumatrici di energie rinnovabili e dagli altri produttori. È a livello locale che deve essere attuato uno degli obiettivi o delle visioni dell’Unione dell’energia: porre i cittadini al centro del sistema energetico. Il livello successivo sarebbe quello regionale, in cui i disavanzi (credito di potenza inferiore al 100 %) e gli avanzi (credito di potenza superiore al 100 %) potrebbero essere per quanto possibile bilanciati. Seguirebbero il livello interregionale, quello nazionale e, in ultima analisi, quello europeo. Dato che l’uso delle rinnovabili comporta considerevoli costi sistemici per le infrastrutture energetiche, l’obiettivo principale è quello di consumare energia da fonti rinnovabili prodotta a livello locale; in caso contrario, i costi devono essere sostenuti dai produttori di energia.
TRE VANTAGGI DELL’APPROCCIO DAL LOCALE O DAL BASSO
- In primo luogo, in un’ottica di pianificazione degli investimenti, occorre prevedere il volume delle importazioni di energia nell’UE necessario oggi e che si renderà necessario in futuro. Soltanto così si potranno evitare sprechi di investimenti e soprattutto effetti lock-in. In termini molto concreti, ciò significa che, in mancanza di un’analisi come quella indicata, è impossibile prevedere in modo accurato la domanda effettiva di GNL nel 2025, 2030 e 2035. Qualsiasi decisione di acquisto, in particolare se basata su un contratto a lungo termine, rischia di non essere corretta se i crediti di potenza non vengono valutati a livello locale, regionale, interregionale ed europeo. Ciò è particolarmente importante in quanto, per approvvigionarsi in modo sicuro di GNL, adesso è necessario stipulare contratti a lungo termine. Il successo dell’Unione dell’energia dipende da questa analisi, che tuttavia ad oggi non esiste.
- Il secondo vantaggio dell’analisi dei crediti di potenza delle rinnovabili, comprese le opzioni di flessibilità, a livello locale, regionale, interregionale ed europeo consiste nel contribuire a realizzare un sistema di pianificazione delle infrastrutture energetiche lungimirante, che comprenda la rete elettrica, la rete del gas a basse emissioni di carbonio e i sistemi di teleriscaldamento. A questo proposito, è di fondamentale importanza considerare che le infrastrutture del gas in Europa devono essere pronte per l’H2. Attualmente, però, non esiste alcun criterio affidabile per valutare la preparazione all’H2, ragion per cui il CESE invita la Commissione ad avviare l’elaborazione di norme in materia al fine di presentare al più presto una proposta legislativa.
- Un terzo vantaggio è strettamente legato alla necessità di ripensare la stabilità del sistema. Il futuro sistema di reti di trasmissione e distribuzione, a livello europeo così come a quello dei singoli Stati membri, dovrebbe essere una matrice di connessioni standardizzate, interconnesse e comprendenti sia linee ad alta tensione gestite a livello centrale che cooperative energetiche basate su linee commercializzate a media e bassa tensione. A livello locale, è essenziale accelerare la diffusione e lo sviluppo semplificato dell’energia distribuita attraverso meccanismi giuridici e organizzativi che consentano l’uso delle cosiddette linee dirette, la messa in comune dei cavi e la cooperazione con i produttori di energia rinnovabile per la definizione di principi comuni degli accordi di compravendita di energia elettrica (Power Purchase Agreements— PPA).
CRITICITÀ NEGLI INVESTIMENTI PER LE RETI LOCALI
Oggi i gestori delle reti di trasmissione a livello nazionale non sono sufficientemente interessati allo sviluppo di reti locali che aumenterebbero la flessibilità nel settore dell’elettricità, in quanto, dal loro punto di vista, ciò potrebbe destabilizzare il sistema energetico. I gestori delle reti di distribuzione non sono incoraggiati a investire nelle reti locali perché l’attuale contesto normativo e politico non fornisce indicazioni chiare. La normativa sulle tariffe di rete incentiva soltanto la trasmissione e la distribuzione di energia elettrica. Non sono previsti incentivi per i progetti di gestione intelligente dell’energia elettrica. Il CESE è convinto che lo sviluppo delle cooperative energetiche, nonché del modello di produzione di energia basato sui «prosumatori», consenta di accrescere la sicurezza energetica a livello locale e di ridurre il carico sulla rete elettrica. Il consumo locale di energia rinnovabile volatile riduce la pressione sulla rete, ragion per cui il consumo locale dovrebbe essere l’opzione preferita ogniqualvolta sia efficiente sotto il profilo delle risorse e dei costi. I prosumatori e le comunità energetiche (con la partecipazione di distributori di energia, amministrazioni locali, imprenditori e cittadini) possono bilanciare le risorse disponibili e la domanda di energia elettrica a livello di famiglie, imprese ed edifici pubblici — specie grazie allo sviluppo di tecnologie di stoccaggio dell’energia e di tecnologie digitali. Il CESE sottolinea il rischio che i distributori di energia elettrica si trovino in una situazione di conflitto di interesse al riguardo, e chiede che le autorità di vigilanza competenti valutino la possibilità di misure atte a evitare gli effetti negativi dell’integrazione verticale.
QUESTIONE INCENTIVI ALLE FOSSILI
Il CESE esprime preoccupazione per il ridursi dei sussidi alle energie rinnovabili nel 2021, tanto più che i sussidi per i combustibili fossili invece rimangono stabili. Dopo la crisi, sono necessari passi decisivi per porre fine alla «competizione per le sovvenzioni» tra energie rinnovabili ed energie fossili. Nella sua relazione, tuttavia, la Commissione non fornisce alcuna indicazione in tal senso.
Il CESE evidenzia come la relazione 2022 sullo stato dell’Unione dell’energia non analizzi con la dovuta attenzione il tema dei costi e degli effetti connessi a quel pilastro della strategia europea che è rappresentato dalla riduzione della domanda di energia. Il CESE suggerisce pertanto alla Commissione di approfondire maggiormente l’analisi dei modi in cui tale riduzione potrebbe incidere sui diversi contesti regionali nonché di delineare gli strumenti necessari per mitigarne gli effetti.
TESTO PARERE CESE:
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:52022AE5991